domenica 28 novembre 2010

James Marcus Bach

"La scuola fa male. Il libro che tutti gli insegnanti dovrebbero adottare", 2010 Sperling & Kupfer traduzione di Sergio Orrao


Sicuramente il titolo è molto provocatorio...

Cap. 7 "Studia e divertiti, James! Scoprire la propria passione e superare la paura"
..."
Contribuire all'apprendimento altrui. Se mentre cerco di imparare qualcosa sto lavorando con altre persone, forse grazie al mio insuccesso potranno capire meglio la materia, o trovare un nuovo approccio. Un insegnante che mi vede in difficoltà potrebbe formulare un nuovo esempio, o proporre un metodo di studio alternativo" pag.104
(APPRENDIMENTO COOPERATIVO)
"Una volta io e mio fratello ci siamo messi alla prova per risolvere un rompicapo. Eccolo:
Domanda: ABCDEFGHJMOPQRSTUVWXYZ
Risposta:................................................................
Provate anche voi a risolverlo, prima di proseguire.
Mio fratello Jonathan ci ha lavorato su un po', poi ha rinunciato. Ah ah! Io ero sicuro di vincere. In capo a dieci minuti, ero giunto ad una possibile risposta: "l'insieme di lettere che non contiene la parola
kiln". Non era un granchè, ma ha funzionato.
Jonathan mi ha fissato per tre secondi, e poi ha esclamato: "Il
link mancante!" Ovvio. Capito? Non kiln, ma link. Bella risposta.
Abbiamo provato a risolverlo individualmente, fallendo. La mia idea era appena un abbozzo della soluzione, diciamo che si è trattato del
primo passo dell'apprendimento ciclico, ma ciò ha dato nuova linfa alle sinapsi di mio fratello. E' stato il mio insuccesso a rendere possibile il suo successo. E ciò implica che quello è stato il nostro successo" pag.105
Cap. 9 "
A prova di scemo. Come sapere se si vale qualcosa"
"Da bambino ho sempre sofferto di una paura terribile e assillante. Ero talmente preso nella sua morsa da non osarne parlare a nessuno. L'idea di non essere abbastanza intelligente mi annientava, letteralmente. E' stata quelle paura a privarmi di u sacco di energia, di cui altrimenti avrei potuto approfittare negli studi. Da un lato mi ha reso pugnace, dall'altro mi ha portato a lasciarmi facilmente intimidire. Se c'era qualcosa che mi sembrava troppo difficile, pur di non dovermi confrontare con la spaventosa idea che la mia materia grigia non fosse all'altezza, lo mettevo semplicemente da parte...
Nel mio rapposto con la mia intelligenza, accadeva proprio la stessa cosa: pretendevo di essere in grado di risolvere qualsiasi problema, e di imparare qualsiasi cosa. Le mie ambizioni erano però di gran lunga superiori alle mie possibilità, e ciò era all'origine di un gran tormento. Quale che fosse il livello d'intelligenza di cui riuscivo a dar prova, non poteva essere abbastanza. Qualsiasi fallimento, qualsiasi dimostrazione di scarsa acutezza, conoscenza o capacità di memoria rappresentava un'umiliazione insopportabile."
Dialogo interiore
Non vali niente perché non sei abbastanza intelligente? "Sì"
Allora sei il più stupido al mondo? "No"
Ciò significa che anche le persone meno intelligenti di te non valgono nulla? "Non saprei, forse..."
Ma tu rientri nell'1% delle persone con il miglio QI. E allora , quelle che rientrano nell'1% del peggior QI che cosa dovrebbero dire? Significa che non valgono assolutamente niente? "Be', no. Non necessariamente. Ci saranno ben altri campi in cui riescono bene, a parte la capacità di risolvere problemi e la velocità di lettura."
Per esempio? "Per esempio amare, immagino..."
E qualità come l'amore, l'affetto, l'entusiasmo, la lealtà, il rispetto, il servizio- cose del genere- possiamo disporne tutti quanti nello stesso modo, giusto? Non hanno niente a che vedere con l'intelligenza pura. " Si è vero!"
Ma qual è il valore di queste qualità? In che modo si manifesta? "La persona che riceve amore si sente importante. Sente di essere davvero viva. Sa di poter affrontare i problemi della vita, perché non è sola. Amare attribuisce amore all'esistenza degli altri, direttamente, immediatamente."
E tu, sei capace di dimostrare amore? Puoi donare la tua attenzione e il tuo incoraggiamento a qualcun altro? Può riuscirci persino un cane, perchè non potresti tu? " Si ne sono capace".
Quindi, la vita non si riduce ad una competizione in cui occorre dimostrare di essere i più intelligenti; se la vita costituisce invece un momento di luce e calore miracoloso in un universo altrimenti freddo e buio, in cui ognuno di noi può proiettare tale concetto estremamante positivo, pensi davvero di poterti considerare inutile, per il semplice fatto che non sei abbastanza intelligente?

GRANDE SEGRETO
L'INTELLIGENZA E' SOLTANTO UNO STRUMENTO. CIO' CHE PIÙ' CONTA E' L'AMORE.

...
è stata l'idea di potermi rendere utile agli altri a regalarmi finalmente un po' di autostima.

mercoledì 24 novembre 2010

Pamela Kvilekval

…”L’essere umano può sopravvivere con un numero sorprendente di deficienze e riuscire a essere efficiente, se possiede abbastanza punti di forza e abilità per superarle. Così un individuo molto intelligente, equilibrato, motivato, soddisfatto e realizzato giungerà spesso all’apice nel suo campo, pur avendo un forte deficit di percezione”.

“ I problemi emotivi di un bambino dislessico iniziano nelle prime classi, a seguito delle frustrazioni causate dalla propria incapacità di imparare a leggere come i suoi compagni. Questo insuccesso, più di ogni altra cosa, può inculcare in lui l’idea che, nonostante gli sforzi più ostinati, non imparerà mai a leggere, allora piuttosto che fallire di nuovo, decide di non provarci più.”

“ Il nostro compito attuale deve essere quello di occuparci dell’individuazione, prevenzione e rieducazione di soggetti con problemi di apprendimento, di modo che, chi presenta difficoltà in ambito scolastico – e ha perciò un’ immagine di sé negativa – non acquisisca anche problemi comportamentali derivanti da una mancata individuazione di un deficit di percezione”.

“Un commento spesso sentito a proposito di un programma per la rieducazione dei problemi di apprendimento della letto-scrittura / dislessia è: Ma questo è solo un buon insegnamento! Potremmo utilizzare gli stessi principi e metodi con tutti gli alunni della scuola elementare!

“Una volta che le difficoltà di apprendimento sono state identificate, genitori e insegnanti possono fare molto per una efficace rieducazione”.

“La mancanza di una diagnosi definitiva però non ci esonera dalla responsabilità di insegnare ai bambini in difficoltà”. Pag.33

“è sempre bene usare l’espressione di approvazione dopo ogni frase letta o scritta ed anche dopo ogni parola scritta. Lo studente si gratifica anche quando ha corretto un errore. Dei suoni di approvazione emessi con entusiasmo, “eh!, bene!, mhmm!”, sono sempre apprezzati dall’alunno e sono un segno di riconoscimento per il lavoro svolto.” Pag. 51

“ogni errore dovrebbe essere seguito da un numero sufficiente di esempi corretti in modo da cancellare nella memoria il ricordo della risposta errata. Si devono avere molte risposte giuste per cancellare una risposta sbagliata”. Pag. 55.

“il bambino dislessico deve riscoprire ed applicare tante volte una regola prima di impadronirsene definitivamente. Inizialmente è necessario mostrargli e fargli leggere tante parole che contengono l’esempio di queste regole; poi deve scoprire da sé la logica di queste regole” . Pag.78

Della stessa collana:

  • N. Meloni, Le storie di zia Lara, 1998
  • A. Lieury – F. Fenouillet, Motivazione e successo scolastico, 2001
  • A. Lieury, Memoria e successo scolastico, 2001
  • S. Ciappina – A. Nigro, La psicomotricità nell’apprendimento, 2002

Compiti Amici - Associazione V. Grossman


Ieri ho partecipato al secondo incontro del CORSO DI FORMAZIONE PER INSEGNANTI della scuola secondaria di I grado:
  • "Attività, metodi e strumenti della didattica per i Disturbi Specifici di Apprendimento"
Sede: SMS Rinascita-Livi
Via R. Carriera 12
Milano

Relatori : Marco Quaglino e Rita Bartole

Tutto il materiale del corso sarà pubblicato sul sito:
http://www.associazionegrossman.it

"L'individuo DSA impara meglio da un approccio:
  • strutturato
  • 1-2-3...sequenziale
  • multisensoriale (per es. uso dei colori)
  • con molto rinforzo
  • molto ragionamento
  • poco studio a memoria
Speranza
Motivazioni
Autostima
Soddisfazione"

www.laritabella.com

mercoledì 17 novembre 2010

LIBRI DIGITALI

BiblioAID nasce per fornire i libri di testo scolastici anche in formato digitale (.pdf)
Può fare richiesta il genitore di un DSA con certificazione o la scuola.


http://www.libroaid.it/


Compiti Amici - Associazione Vasilij Grossman



Ieri ho partecipato al primo incontro del CORSO DI FORMAZIONE PER INSEGNANTI della scuola secondaria di I grado:
  • "Attività, metodi e strumenti della didattica per i Disturbi Specifici di Apprendimento"
Sede: SMS Rinascita-Livi
Via R. Carriera 12
Milano

www.associazionegrossman.it
cliccare su COMPITI AMICI
Doposcuola: progetto, presentazione, lavori in corso

"La sfida è abbandonare la didattica codificata e re-inventare nuovi percorsi, battere nuove vie per sconfiggere le resistenze e ottenere successi veri"

martedì 16 novembre 2010

DISGRAFIA

Paola Malegori, LA DISGRAFIA cause,forme, interventi rieducativi. Editrice La Scuola.1990

"Le cause che provocano la disgrafia sono numerose, tali da investire tutta la personalità dell'alunno.
Sono divisibili in cause individuali e sociali
.
Fra le cause individuali sono da citare:
- la disorganizzazione motoria

- i difetti dell'organizzazione spazio-temporale

- le difficoltà linguistiche
- i disturbi dovuti ad una lateralizzazione ancora infantile o provocati dal mancinismo
- le carenze intellettive.

Fra le cause sociali sono da esporre:
- le turbe affettive
- le difficoltà dovute al metodo di insegnamento
- le difficoltà provocate da una realtà socio- economico- ambientale.

Tali cause possono apparire isolate o in rapporto di interdipendenza e dare vita a diverse forme disgrafiche.
Fra gli strumenti rieducativi principali sono stati individuati:
- ginnastica motoria e psicomotoria
- attività di circonduzione per perfezionare il movimento delle mani, delle dita, del polso;
- attività di pregrafismo e di grafismo;
- disegno alla lavagna o su grandi fogli di progressioni e di figure geometriche;
- esercizi per lo sviluppo del movimento corsivo e scritture a diversi caratteri;
- attività di sillabazione o intervento del logopedista se il disturbo è di origine linguistica
Scopo della rieducazione è quello di eliminare il disturbo disgrafico e di far comprendere al soggetto l'importanza, per esprimere il proprio pensiero, i propri sentimenti, di una forma gestuale adeguata e corretta affinchè l'inserimento nel mondo dei rapporti umani e del lavoro risulti adeguato alle aspirazioni e agli interessi personali.

La disgrafia è un disturbo che condiziona un corretto apprendimento della scrittura e si manifesta come difficoltà a scrivere in modo leggibile, corretto ortograficamente, lineare, ordinato i propri pensieri o le frasi dettate dall'insegnante; le parole si presentano disorganizzate sulla pagina, a volte al di sopra o al di sotto della rigatura, illegibili, o errate per l'inversione comune di suoni simili.
Il bambino disgrafico si presenta come tale nel primo ciclo della scuola primaria. E' un soggetto con un quoziente intellettivo normale.
Di fronte a un bambino disgrafico o a bambini disgrafici l'insegnante come si deve comportare, come deve intervenire?
Occorre un rapporto con la famiglia o è più proficuo privilegiare un rapporto esclusivo con l'insegnante, come consiglia Robert Olivaux, poichè la disgrafia investe anche un problema affettivo?
Quanto tempo esige il trattamento di recupero e come deve essere effettuato?
Questi questiti sono stati risolti dallo studio e dalle ricerche di alcuni pedagogisti e psicologi francesi.


Andrea Biancardi, Fiorella Cauduro, Morena Cauduro, Maria Grazia Pancaldi

IL MAGO DELLE FORMICHE GIGANTI
La dislessia a scuola: tutti uguali, tutti diversi. Libriliberi, 2002

"una fiaba illustrata per i bambini della scuola elementare, che poggia sul concetto educativo dell’accettazione e della convivenza con le diversità, dichiarato come obiettivo prioritario nella presentazione del libro dagli ideatori.
La storia raccontata è concepita con intenti didascalici, che sono ben assimilati dalla trama, tanto da risultarne parte senza artificiosità.
Una brava insegnante, l’uscita in campagna di una classe per una lezione en plein air; bambini sguinzagliati alla ricerca di foglie e fiori, coccinelle, scarabei, ragni e lumaconi, armati di scatoline, lente di ingrandimento e manuale del perfetto ecologista. Bambini all’opera, fermati nei loro caratteri.
Alessia è sovrabbondante e muore sempre di fame, Tommaso è il bello della classe, Pietro ha gli occhiali, Smilla è troppo lunga e maldestra …“Giovanni non è né svogliato né pigro, è soltanto dislessico”…

L’abilità del montaggio risulta evidente. Si aggira la stigmata: è nell’azione, nel gioco, nella ricerca che emerge la particolarità che distingue ogni bambino dall’altro, la miopia come la dislessia, la bulimia come la fragilità emotiva. Si ricorre anche all’espediente di mettere un bambino nei panni dell’altro, per fare sentire reciprocamente come si sta al posto che non è il proprio posto. Per questo si fa scivolare la realtà della gita in campagna nella magia della fiaba.
Torna utile quindi l’albero magico, laboratorio dei prodigi del mago delle formiche giganti. Che irretisce i bambini nella sua tana, ma poi, siccome è un po’ pasticcione, confonde la formula che dovrebbe asservirli.

Il risultato è che Pietro, il miope, ci vede benissimo ma da basso che era diventa altissimo, soppiantando Tommaso nel record; Giovanni, da quella roccia che è, diventa piagnucoloso, come Pietro, ma in compenso s’accorge di leggere bene le scritte incise nelle pareti della grotta del mago, proprio come farebbe Alessia e lui non sa fare; mentre la grassa Alessia, che ora sembra una mannequin, fa fatica a distinguere una parola dall’altra.
A riprova poi di quello che dice il professor Stella nel suo libro, è proprio Giovanni, il bambino dislessico, a risolvere la situazione e a rimettere ogni cosa al suo posto.

Il racconto non rinuncia agli ingredienti necessari del genere, che fa ridere e sorridere, completando l’obiettivo che si è dato, persino con un eccessivo ottimismo.

In appendice al volume, due importanti capitoli: “Che cosa succede quando non si riesce a leggere?”, un test intelligente e indovinato di autodiagnosi, e “Che cos’è la dislessia?”: in dialogo maieutico, una maestra e i suoi scolari (gli stessi personaggi della storia, indagano, s’interrogano, concludono)".

da:http://www.alicenelpaesedeibambini.it/alice/rubriche/16_lettera_PCM.htm



Pamela Kvilekval.



Il Metodo Panlexia. La rieducazione della dislessia.
Edizione Maggi, 1998 2^ edizione 2004

Il Metodo Panlexia nasce da una lunga esperienza di ricerca e di sperimentazione maturata dall'autrice in molte scuole americane e italiane. È un programma completo per la rieducazione dei soggetti con problemi di apprendimento della lettura e della scrittura. È parte integrante del metodo il volume Le Storie di Zia Lara, una raccolta di storie organizzate in un percorso con difficoltà crescente di lettura e di comprensione del testo. Tenendo in considerazione la varietà e la completezza del materiale che offre, il metodo può essere adoperato anche per la prevenzione e le attività didattiche ed educative svolte dagli insegnanti e dai genitori per aiutare i bambini a sviluppare il piacere della lettura.

Pamela Kvilekval, nata a Greenwich (Inghilterra), ha compiuto gli studi nel Massachusetts (USA). Pedagogista e insegnante; da molti anni svolge la sua attività professionale, inizialmente negli Stati Uniti e attualmente in Italia, nell'ambito della prevenzione, diagnosi e rieducazione dei disturbi d'apprendimento della letto-scrittura. Direttrice, consulente e supervisore di numerosi progetti didattici specifici inerenti l'handicap e la formazione professionale degli operatori del settore. Vice Presidente dell'Associazione L.E.S.C.O.T. («Leggo e scrivo come te»).

sabato 13 novembre 2010

Piccolo Coro Santa Maria Ausiliatrice di Milano

La canzone "Don't shoot me" scritta appositamente per il Piccolo Coro Santa Maria Ausiliatrice da Fabio Macchioni e Massimo Marchetti è tratta dal CD "Che confusione".
Per informazioni o acquisto del CD: www.magiedinote.it/pccoro


INCORAGGIAMENTO

GIUDIZIO :
  • realistico
  • dinamico
  • ottimismo/fiducia ("riuscirai senz'altro anche tu...ne sono sicuro!")
FREQUENTE VALORIZZAZIONE

Anche in una prestazione assai modesta è possibile trovare, se si vuole, elementi positivi da mettere in luce.

Mario Polito, “Guida allo Studio: la Motivazione”, 1997, Franco Muzzio Editore

GLI AFFETTI NELL’ APPRENDIMENTO

" L’apprendimento è impregnato di affetti, di valori e di significati. E’ molto difficile, e per quanto è impossibile, apprendere ciò che non si ama, ciò che non ha valore, ciò che non ha senso.

La motivazione germoglia solo quando è seminata nel terreno degli affetti positivi.

La motivazione muore quando è intrisa di emozioni negative.

Sono gli affetti che danno luce, energia, valore, significato, pregnanza a tutto ciò che si studia.

La svalutazione distrugge l’esperienza emotiva dello studente.

Una buona relazione educativa è sempre impregnata di empatia, di tatto, di attenzione, di premura.

La cultura non è fatta solo di conoscenze, ma anche di equilibrio psicologico, di armonia tra mente e cuore.

Sono contento che tu sia riuscito in questo lavoro. Ricordo da dove sei partito. Ho notato quante difficoltà hai superato e come hai accolto quel suggerimento che ti avevo dato, che all’inizio ti sembrava sconvolgente e che poi hai utilizzato in maniera positiva. Sono contento per te, perché in questo modo ai superato una paura, hai colmato una lacuna su questo tema, sei stato brillante in questo punto. Osserva come è bella questa frase, come l’hai espressa bene! Osserva come hai analizzato accuratamente questi aspetti del problema!”

La valorizzazione dell’esperienza di apprendimento è particolarmente fruttuosa con quegli studenti che hanno una bassa stima di se stessi. Generalmente essi non si mettono alla prova, perché sono convinti di accumulare solo insuccessi.

Si impara di più quando si è interessati e quando si ama ciò che si sta studiando. Quando invece si è costretti ad apprendere senza partecipazione, emergono solo emozioni negative, come noia, insoddisfazione, pigrizia, che impediscono l’attenzione, la rielaborazione e conducono a scarsi risultati."

http://mariopolito.it/

Guida allo Studio: la Motivazione, 1997, Franco Muzzio Editore

"La motivazione ad apprendere è radicata nella spinta all’autorealizzazione.

Il termine autorealizzazione appare astratto solo a quegli insegnanti che hanno smarrito la loro funzione educativa. E’ invece un concetto “luminoso”, una guida sicura, un appello coinvolgente, un solido sostegno pedagogico. Suggerisce di essere gentile con gli studenti, di essere presente a loro fianco, di desiderare ardentemente la loro crescita, di amare apertamente la fioritura delle loro potenzialità.”

LA COMPETENZA DEGLI ULTIMI DELLA CLASSE

Come riuscire a motivare gli ultimi della classe?

Per riuscire a motivare gli ultimi della classe è necessario ascoltarli ed aiutarli ad esprimere la sofferenza, la difficoltà e la fatica che incontrano nello studio. Solo così l’insegnante può capire le ragioni profonde della loro mancanza di motivazione e cominciare a costruire un dialogo, uno scenario in cui possono esprimersi con le loro parole.

E’ possibile dare spazio a tutti, solo se la scuola viene intesa in modo differente: come luogo della condivisione del sapere; meglio, come territorio della costruzione del sapere; come opportunità in cui si può disporre di tempo sufficiente per osservare il funzionamento della propria intelligenza, per prendersi cura del proprio processo di apprendimento, per equipaggiare la propria mente di strategie cognitive efficaci, per condividere il proprio sapere con i compagni.

Purtroppo a scuola si fa tutto in fretta. Gli insegnanti sono ossessionati dall’urgenza di completare il loro piano di lavoro e incalzano studenti a sbrigarsi. Gli ispettori vigilano sullo svolgimento del programma e controllano che non si perda tempo.

In tale contesto è impossibile riflettere, meditare, formulare pensieri e trovare le parole per esprimere i propri vissuti interiori.

Qualche insegnante si giustifica dicendo:

Ma io, in classe, cerco sempre di porre domande e lascio sempre agli studenti la possibilità di rispondere”.

Immaginiamo che l’insegnante chieda:

Chi vuole rispondere a questa domanda?”

Come si sente l’ultimo della classe? Sente che è una domanda riservata a lui?

Assolutamente no. Intende questa domanda come riservata ai più bravi, a quelli più aggressivi, a quelli che hanno più grinta, a quelli che vogliono farsi notare. L’attuale didattica si concentra su chi trionfa, sui bravi e scarta i meno bravi, gli ultimi. E’ coerente con la società attuale, basata sui vincenti, sui pochi che riescono a sfondare.

Come può intervenire nella discussione uno che si sente ultimo della classe? Come può formulare un pensiero intelligente se non gli sarà mai chiesto di esprimere niente di intelligente?

Sentendosi continuamente incompetenti, gli ultimi della classe accettano questo ruolo e sopravvivono come meglio possono.

Gli insegnanti che si prendono cura della motivazione dei propri studenti sentono una spinta a rivedere la propria visione pedagogica e didattica e cercano di impostarla sulla sensazione di competenza di tutti, anche degli ultimi della classe. Attivando la loro autostima è possibile incoraggiarli ed entusiasmarli verso la conoscenza e la cultura.

SVOLGIMENTO DEL PROGRAMMA ED AUTOREALIZZAZIONE

…”Gli insegnanti che sono troppo focalizzati sullo svolgimento del programma non si preoccupano dell’autonomia dello studente e del suo processo di apprendimento; anzi lo costringono, adesso “con le buone”, tempo fa “con le cattive”, ad adeguarsi al ritmo incalzante dettato dal programma ufficiale.”

“La scuola è relazione, è incontro di persone: non è un supermercato del sapere. Gli insegnanti non sono venditori. Gli studenti non sono clienti e consumatori. La conoscenza non è introiezione: è un conoscere insieme, è un dialogare, è uno scontrarsi, è un rivedere le proprie opinioni, è scoprire talenti da fruttificare. La scuola è partecipazione.”

venerdì 12 novembre 2010

TINKER "Prepariamo i bambini alla lettura" A cura di Grazia Honegger Fresco. La Nuova Italia Editrice 1976



LEGGERE è... comunicazione, interpretazione, diffusione di idee.

"La base di tutto è la qualità del rapporto tra chi insegna e chi impara. Un rapporto fatto di reciproca fiducia e di confidenza, di entusiasmi condivisi e di facilità di comunicazione.
Nei primi anni una certa dose di goffaggine e di trascuratezza sono inevitabili, ma con una guida incoraggiante da parte di adulti i miglioramenti sono spesso rapidi".

La scuola può diventare intollerabile per un bambino che abbia gravi difficoltà nella lettura.

Pazienza e disponibilità di fronte a risultati imperfetti.

La concentrazione è il prodotto di una maturazione graduale e di un clima incoraggiante ed affettuoso.
Difficoltà di concentrazione : sintomo di malessere tutto da scoprire.

ERRORE PEDAGOGICO:
  • famiglia
  • scuola
  • cultura
  • ambiente sociale

giovedì 11 novembre 2010

Proviamo così...

"I bambini con disturbi dell'apprendimento sono spesso smemorati e disorganizzati.
Valorizzate i punti di forza del bambino stimolando qualsiasi attitudine o talento abbia.
Lodatelo e ricompensatelo per ogni buono risultato, anche se minimo".