martedì 16 novembre 2010

Andrea Biancardi, Fiorella Cauduro, Morena Cauduro, Maria Grazia Pancaldi

IL MAGO DELLE FORMICHE GIGANTI
La dislessia a scuola: tutti uguali, tutti diversi. Libriliberi, 2002

"una fiaba illustrata per i bambini della scuola elementare, che poggia sul concetto educativo dell’accettazione e della convivenza con le diversità, dichiarato come obiettivo prioritario nella presentazione del libro dagli ideatori.
La storia raccontata è concepita con intenti didascalici, che sono ben assimilati dalla trama, tanto da risultarne parte senza artificiosità.
Una brava insegnante, l’uscita in campagna di una classe per una lezione en plein air; bambini sguinzagliati alla ricerca di foglie e fiori, coccinelle, scarabei, ragni e lumaconi, armati di scatoline, lente di ingrandimento e manuale del perfetto ecologista. Bambini all’opera, fermati nei loro caratteri.
Alessia è sovrabbondante e muore sempre di fame, Tommaso è il bello della classe, Pietro ha gli occhiali, Smilla è troppo lunga e maldestra …“Giovanni non è né svogliato né pigro, è soltanto dislessico”…

L’abilità del montaggio risulta evidente. Si aggira la stigmata: è nell’azione, nel gioco, nella ricerca che emerge la particolarità che distingue ogni bambino dall’altro, la miopia come la dislessia, la bulimia come la fragilità emotiva. Si ricorre anche all’espediente di mettere un bambino nei panni dell’altro, per fare sentire reciprocamente come si sta al posto che non è il proprio posto. Per questo si fa scivolare la realtà della gita in campagna nella magia della fiaba.
Torna utile quindi l’albero magico, laboratorio dei prodigi del mago delle formiche giganti. Che irretisce i bambini nella sua tana, ma poi, siccome è un po’ pasticcione, confonde la formula che dovrebbe asservirli.

Il risultato è che Pietro, il miope, ci vede benissimo ma da basso che era diventa altissimo, soppiantando Tommaso nel record; Giovanni, da quella roccia che è, diventa piagnucoloso, come Pietro, ma in compenso s’accorge di leggere bene le scritte incise nelle pareti della grotta del mago, proprio come farebbe Alessia e lui non sa fare; mentre la grassa Alessia, che ora sembra una mannequin, fa fatica a distinguere una parola dall’altra.
A riprova poi di quello che dice il professor Stella nel suo libro, è proprio Giovanni, il bambino dislessico, a risolvere la situazione e a rimettere ogni cosa al suo posto.

Il racconto non rinuncia agli ingredienti necessari del genere, che fa ridere e sorridere, completando l’obiettivo che si è dato, persino con un eccessivo ottimismo.

In appendice al volume, due importanti capitoli: “Che cosa succede quando non si riesce a leggere?”, un test intelligente e indovinato di autodiagnosi, e “Che cos’è la dislessia?”: in dialogo maieutico, una maestra e i suoi scolari (gli stessi personaggi della storia, indagano, s’interrogano, concludono)".

da:http://www.alicenelpaesedeibambini.it/alice/rubriche/16_lettera_PCM.htm



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