sabato 13 novembre 2010

Guida allo Studio: la Motivazione, 1997, Franco Muzzio Editore

"La motivazione ad apprendere è radicata nella spinta all’autorealizzazione.

Il termine autorealizzazione appare astratto solo a quegli insegnanti che hanno smarrito la loro funzione educativa. E’ invece un concetto “luminoso”, una guida sicura, un appello coinvolgente, un solido sostegno pedagogico. Suggerisce di essere gentile con gli studenti, di essere presente a loro fianco, di desiderare ardentemente la loro crescita, di amare apertamente la fioritura delle loro potenzialità.”

LA COMPETENZA DEGLI ULTIMI DELLA CLASSE

Come riuscire a motivare gli ultimi della classe?

Per riuscire a motivare gli ultimi della classe è necessario ascoltarli ed aiutarli ad esprimere la sofferenza, la difficoltà e la fatica che incontrano nello studio. Solo così l’insegnante può capire le ragioni profonde della loro mancanza di motivazione e cominciare a costruire un dialogo, uno scenario in cui possono esprimersi con le loro parole.

E’ possibile dare spazio a tutti, solo se la scuola viene intesa in modo differente: come luogo della condivisione del sapere; meglio, come territorio della costruzione del sapere; come opportunità in cui si può disporre di tempo sufficiente per osservare il funzionamento della propria intelligenza, per prendersi cura del proprio processo di apprendimento, per equipaggiare la propria mente di strategie cognitive efficaci, per condividere il proprio sapere con i compagni.

Purtroppo a scuola si fa tutto in fretta. Gli insegnanti sono ossessionati dall’urgenza di completare il loro piano di lavoro e incalzano studenti a sbrigarsi. Gli ispettori vigilano sullo svolgimento del programma e controllano che non si perda tempo.

In tale contesto è impossibile riflettere, meditare, formulare pensieri e trovare le parole per esprimere i propri vissuti interiori.

Qualche insegnante si giustifica dicendo:

Ma io, in classe, cerco sempre di porre domande e lascio sempre agli studenti la possibilità di rispondere”.

Immaginiamo che l’insegnante chieda:

Chi vuole rispondere a questa domanda?”

Come si sente l’ultimo della classe? Sente che è una domanda riservata a lui?

Assolutamente no. Intende questa domanda come riservata ai più bravi, a quelli più aggressivi, a quelli che hanno più grinta, a quelli che vogliono farsi notare. L’attuale didattica si concentra su chi trionfa, sui bravi e scarta i meno bravi, gli ultimi. E’ coerente con la società attuale, basata sui vincenti, sui pochi che riescono a sfondare.

Come può intervenire nella discussione uno che si sente ultimo della classe? Come può formulare un pensiero intelligente se non gli sarà mai chiesto di esprimere niente di intelligente?

Sentendosi continuamente incompetenti, gli ultimi della classe accettano questo ruolo e sopravvivono come meglio possono.

Gli insegnanti che si prendono cura della motivazione dei propri studenti sentono una spinta a rivedere la propria visione pedagogica e didattica e cercano di impostarla sulla sensazione di competenza di tutti, anche degli ultimi della classe. Attivando la loro autostima è possibile incoraggiarli ed entusiasmarli verso la conoscenza e la cultura.

SVOLGIMENTO DEL PROGRAMMA ED AUTOREALIZZAZIONE

…”Gli insegnanti che sono troppo focalizzati sullo svolgimento del programma non si preoccupano dell’autonomia dello studente e del suo processo di apprendimento; anzi lo costringono, adesso “con le buone”, tempo fa “con le cattive”, ad adeguarsi al ritmo incalzante dettato dal programma ufficiale.”

“La scuola è relazione, è incontro di persone: non è un supermercato del sapere. Gli insegnanti non sono venditori. Gli studenti non sono clienti e consumatori. La conoscenza non è introiezione: è un conoscere insieme, è un dialogare, è uno scontrarsi, è un rivedere le proprie opinioni, è scoprire talenti da fruttificare. La scuola è partecipazione.”

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